giovedì 18 ottobre 2007

Marco Travaglio for president

post di Marco Travaglio tratto da Voglio Scendere

Fuori lui o fuori noi


Scusate se dico un’altra parolaccia, ma ho scoperto una cosa che mi ha lasciato basito: il cosiddetto ministro della Giustizia Clemente Mastella (parlando con pardòn) è tuttora iscritto all’ Ordine dei giornalisti professionisti .

Colui che ha definito Annozero il “Ku Klux Klan dell’informazione” e ne ha chiesto la normalizzazione minacciando, altrimenti, di sfiduciare il Cda Rai e di far cadere il governo, che ha insultato Santoro , il sottoscritto e Beatrice Borromeo , che ha definito Giovanni Floris “un farabutto”, che chiede i danni all’ Espresso “reo” di aver scoperto la sua gita di Stato aviotrasportata al gran premio di Formula Uno e le sue sei case comprate a prezzi da box auto nel centro di Roma, che paragona al terrorismo ogni critica nei suoi confronti, che scrive nel suo blog “ qual’è ” con l’apostrofo e “come se io sia”, che ha scritto una legge liberticida per far condannare fino a 100 mila euro i giornalisti che pubblicano atti d’indagine non segreti e dunque pubblici, ecco: questo bel tipo è un “collega”.

Fin da quando, a metà degli anni 70, Ciriaco De Mita lo promosse da portaborse a redattore della Rai di Napoli, suscitandovi un immediato sciopero di tre giorni. Divenuto professionista il 19 maggio 1975, lavorò esattamente per un anno e 32 giorni. Poi, nel 1976, venne eletto deputato e non uscì più dal Parlamento . Ma si guardò bene dal dimettersi dalla Rai: si mise in aspettativa . E vi rimase per 25 anni. Stipendio virtuale (quello da giornalista), contributi altrettanto virtuali (”figurativi”, si dice in gergo tecnico), ma pensione più che reale: dal 2000 il “giornalista” Clemente Mastella è un pensionato dell’Inpgi , pur avendo svolto la professione per 397 giorni appena (dev’essere per questo che l’altro giorno mi ha accusato di “scrivere su tanti giornali”: l’idea che un giornalista lavori l’ha comprensibilmente sconvolto).

Ora, lungi da me qualunque intento censorio , ci mancherebbe. Ma mi domando che ci faccia uno così, uno che ha questa concezione della libertà d’informazione, del diritto di cronaca e di critica, nell’Ordine dei giornalisti. Onde evitarmi di doverlo querelare nel caso in cui dovesse chiamarmi “collega”, domando rispettosamente all’Ordine dei giornalisti se non sia il caso di espellere il “giornalista” Mastella .

Oppure, in alternativa, di tenere lui e di espellere tutti i giornalisti veri.

sabato 13 ottobre 2007

Eravamo 3000 amici alla Bouvette...

...che volevano cambiare una legge (elettorale)
Nuovo fantastico delirio lisergico del ceppalonico


Tremila amici e una legge popolare



Sono soddisfatto. Volto pagina. Tremila amici sono arrivati da tutt'Italia per ragionare insieme a me di politica, di uno scatto da compiere, di un progetto di centro da portare avanti a testa alta, e, non ultimo , per manifestarmi solidarietà in un momento che, sia pur dietro le spalle, è stato molto difficile. Anche Pezzotta ha voluto essere presente. Ora guardo avanti. Alla legge popolare per la quale proveremo a raccogliere firme ovunque. Per chiedere che si inserisca nuovamente il diritto a esprimere le preferenze nella scheda elettorale.

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Mi viene difficile capire questa mossa. Chi sta al Governo, Sbirulino o il Mago Zurlì? Chi ha la possibilità di proporre dall'interno delle istituzioni un diritto sancito da un referendum popolare nel 1992 e cancellato a colpi di maggiornaza nella scorsa legislatura da una legge "Porcata"?

Ceppalonico, ma ci credi tutti degli idioti oppure sei il solo ad esserlo?



lunedì 8 ottobre 2007

Articolo da Vanity Fair

Ecco un articolo apparso su Vanity Fair che cita il mio blog!

INCLEMENTI CON CLEMENTE: SARÀ MASTELLA A PAGARE PER LA CASTA?

di Enrico Mentana


Non piaceva, ma serviva. E sembrava invulnerabile. Ora gli sparano addosso tutti. Troppi, forse.

Caro Mentana, ma come mai Mastella sta sulle scatole a tutti, tanto che lo stesso Grillo, dopo aver maramaldeggiato per anni, lo ha definito un capro espiatorio? È il simbolo della vecchia politica?
Alberto Tricarico, Milano

A me Mastella ricorda un certo personaggio. Forse lei è troppo giovane per ricordare i Brutos, un complesso antesignano del filone demenziale. Cantavano più o meno bene, ma uno di loro – Gianni – aveva il compito di stonare o sbagliare il tempo, così da beccarsi una immancabile sberla dal compagno che gli stava accanto. L’effetto comico era garantito. Erano molto popolari, e ancor di più lo divennero interpretando un Carosello memorabile, dove lo slogan pubblicitario veniva introdotto dalla fatidica frase: «Gianni, nonostante gli schiaffi che ti sei preso hai sempre una buona cera».

Mastella è proprio così, da decenni: funzionale al sistema politico, utile o indispensabile per ogni maggioranza, preso a pesci in faccia dai colleghi e dalla stampa, ma sempre lì. Spernacchiatissimo durante ogni legislatura, viene corteggiato ogni volta che il voto si avvicina: stando al centro, riceve fiori da entrambi i poli. Potendone scegliere uno solo, sa già che l’altro lo chiamerà traditore per tutta la legislatura: in compenso i colleghi di governo lo guarderanno con sospetto, molti con malcelato disprezzo, come a dire: guarda con chi ci tocca stare per avere la maggioranza.

Già, perché Clemente Mastella ha fatto il sottosegretario alla Difesa con Andreotti nel 1989, il ministro del Lavoro con Berlusconi nel 1994, il ministro della Giustizia con Prodi dall’anno scorso. Può essere considerato l’uomo più a destra della sinistra, o anche il più a sinistra della destra. E lui ci marcia.

Apparentemente invulnerabile – fino a poche settimane fa – a ogni critica, sopporta da un decennio almeno il marchio di principale voltagabbana (certo la concorrenza nel settore non manca). Quando Claudio Sabelli Fioretti cominciò una serie di interviste sul tema, andando a stuzzicare ogni tipo di personaggio, il suo nome saltava fuori ogni volta. Ricorda Sabelli: «Ormai era diventato un’icona del voltagabbanismo. Non c’era intervistato che, per difenderlo o per accusarlo, non avesse fatto il suo nome». Tant’è che, dopo 84 interviste, venne naturale concludere la serie con lui, Mastella. Il fatto è che le due anime forti di questo Paese, quella di sinistra e quella berlusconiana, lo considerano altro da loro, un utile estraneo, uno che lucra una piccola rendita di posizione elettorale e come tale va tenuto buono, ma è l’emblema vivente di una politica che viene dal passato, e che in un mondo migliore non ci dovrebbe essere.

Intanto, però, Mastella conta ancora. E siccome sa come tenere insieme il suo piccolo esercito («Può darsi pure in quarta fila. L’importante è sedersi. Non perdere mai la sedia», intervista al Corriere), si illudeva di essere alla fine sdoganato nell’Italia che conta. Sembrava avercela fatta: non più tardi di un mese fa Telese Terme, dove Mastella tiene annualmente la sua festa di partito, era diventata meta di un pellegrinaggio politico che nemmeno la più riuscita festa dell’Unità ha mai saputo convogliare. Da Berlusconi a Veltroni, da Padoa-Schioppa a Tremonti, Rutelli, Fassino, Amato.

Lui gongolava, come uno che alla fine ha svoltato, da centrista a centrale. Macché: pochi giorni dopo Clemente, il ministro dell’indulto e dell’insulto, era l’eroe negativo del Vaffa Day, l’uomo che Grillo eleggeva a emblema della politica da mandare a quel paese. Pensare che aveva appena preso in braccio Benigni… Reagì bene al primo colpo, il ministro di Ceppaloni; ma accusò il secondo, le foto dell’Espresso sul volo di Stato per il Gran Premio di, e poi le rivelazioni sulle case comprate a prezzo scontato. Era diventato insieme personificazione della politica cattiva che libera i delinquenti e della Casta che lucra alle spalle del contribuente. La sua apparizione infelice a Ballarò ha fatto il resto.

Ora piove sul bagnato. A essere sfottuto ci era abituato, a essere odiato no. I blog apparsi a fungo contro di luidementemastella, ceppalonisburning, mastellatiodio e clementepastella – gli hanno fatto toccare con mano il suo indice di gradimento nel popolo di Internet. L’uomo sul quale già vent’anni fa si ironizzava per via di quei pullman che affluivano a schiere dall’Irpinia per fare la claque alle relazioni congressuali di De Mita («Arrivano le truppe mastellate!») comincia a temere che anche il suo pullman politico si avvicini al capolinea. Sarà lui la vittima sacrificale di questa stagione a tinte forti? A leggere le cronache di questi giorni, sembra tornato il tempo della morte della Dc: solo che quella aveva il 30 per cento dei voti. Lui, Mastella, alle politiche dell’anno scorso ha racimolato l’1,4. Quello era lo scudo crociato, qui sembra che sparino sulla Croce Rossa…


Ringrazio Gab per la segnalazione!



Quando la nave affonda i topi scappano

Il Neo-terrorismo ceppalonico-newyorkese

Il clima politico attuale in Italia "rischia di essere un terreno di coltura di un neo-terrorismo che in Italia non è mai stato eliminato completamente"

"Questo clima rischia di essere uguale a quello della prima volta in cui venne messa in discussione la legittimità di un governo della Dc".

"Una spinta anticlericale oggi in Italia fortissima, un fenomeno simile a quello di Bartolo Longo nella Napoli di metà Ottocento"

Il Neo-terrorismo di Anno-zero

"Questo non e' giornalismo, non e' servizio pubblico, e' un linciaggio. E questi signori sono il Ku Klux Klan dell'informazione italiana. Sono una setta che ritiene di poter sparare, ammazzare le persone o ferirle moralmente ritenendo che poi, sorridendo cinicamente, si possa far finta di nulla e andare avanti, con un'altra puntata, un altro linciaggio".

Lo afferma in un'intervista al "Corriere della Sera", il ministro della Giustizia Clemente Mastella, scandalizzato dalla puntata di "Anno zero", andata in onda ieri sera. Allora, che effetto le ha fatto?

"Io -replica Mastella- sono sereno perche' ho la coscienza a posto, ma penso che cosi' non si puo' andare avanti. Non abbiamo assistito a una trasmissione, ma a un linciaggio. A un processo stalinista".

Il ministro della Giustizia obietta che la puntata di ieri non ha condotto un'inchiesta sulle pressioni della politica nei confronti della magistratura.

"Quella -osserva- non era affatto un'inchiesta giornalistica, che puo' essere spietata ma se e' seria e' benvenuta. Quello che ha messo in onda Santoro e' stato solo un giornalismo d'accatto, livoroso, rispetto al quale bisogna far fronte comune, perche' oggi e' toccato a me ma domani potrebbe toccare a chiunque altro, e non e' tollerabile".


Queste le parole, a voi i commenti....

venerdì 5 ottobre 2007

La lingua italiana quella sconosciuta



Come se io sia l'emblema...tabulati e Gozzini

Ho chiesto di sapere, nel post precedente, i vostri pensieri sulla legge Gozzini e sono pronto a discuterne insieme a voi. Aggiungo che mi piacerebbe anche conoscere le vostre impressioni sull'acquisizione di tabulati telefonici, sul diritto alla privacy e sull'esistenza di una sorta di Grande Fratello che ci spia fin dentro i cellulari.
Detto questo vorrei anche scusarmi con i puristi della lingua italiana per aver scritto "Come se io sia l'emblema del Male" al posto di "Come se io fossi", spiegando che per come era stata costruita la frase, e cioè come in una conversazione diretta, la cosa non mi sembrava così grave. In fondo il blog con i suoi post e i suoi commenti è paragonabile al linguaggio parlato. E certe libertà parlando mi sembra siano consentite. Non sto certo scrivendo un romanzo qui sopra. Mi fa piacere comunque che dagli insulti alcuni di voi siano passati alla critica letteraria e, da buon beneventano, dico: vuoi vedere che con il mio blog riesco a diventare anche oggetto del premio Strega?

giovedì 4 ottobre 2007

E se la tenga per sè

Sono soddisfatto. Volto pagina. Tremila amici sono arrivati da tutt'Italia per ragionare insieme a me di politica, di uno scatto da compiere, di un progetto di centro da portare avanti a testa alta, e, non ultimo , per manifestarmi solidarietà in un momento che, sia pur dietro le spalle, è stato molto difficile. Anche Pezzotta ha voluto essere presente. Ora guardo avanti. Alla legge popolare per la quale proveremo a raccogliere firme ovunque

lunedì 1 ottobre 2007

Tutto tranne che l'italiano

Nuovo post del Mastellone!

Dice il giornalista Andrea Bonanni su Repubblica che è sbagliato l'aver chiesto, come ho fatto io, che i ministri italiani chiamati all'estero per una riunione importante siano messi in condizione di parlare in italiano e di ottenere una simultanea italiana degli interventi e delle conversazioni. Ma che figura! Ma che vergogna! Gente che non parla le lingue non dovrebbe rappresentarci fuori dall'Italia! E allora replico: capisco e parlo il francese. Ma non è questo il punto. Io ho fatto solo rispettare una direttiva del nostro consiglio dei ministri del 2006 in cui abbiamo chiesto che vengano "evitate gerarchie linguistiche", e di conseguenza culturali. Ho in pratica difeso l'Italia e la decisione, che abbiamo assunto insieme alla Spagna, di portare avanti un'azione di contrasto contro la prassi in vigore all'estero. Ho solo chiesto il rispetto della nostra lingua e della nostra cultura. Ma, evidentemente, fatto da me non va bene neanche questo. I tedeschi - dice Bonanni - sono riusciti a imporre la loro lingua. Gli italiani e gli spagnoli - rispondo - ci stanno provando.

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questo il mio commento:

Un piccolo appunto. Io, Pastella, modesto cittadino, per poter lavorare devo conoscere l'inglese alla perfezione. La conoscenza di un'altra lingua mi darebbe la possibilità di ampliare i miei orizzonti lavorativi. Così, sottraendo soldi dal mio stipendio e tempo dal mio tempo libero mi sono iscritto ad un corso di lingua spagnola.
Ora i Ministri e tutti i parlamentari sono certamente messi in grado di imparare a parlare la lingua internazionale ufficiale, che piaccia o no , è l'inglese.
Prodi la parla correttamente, così come D'Alema. Non vedo perché non la debba parlare bene pure Mastella.